Separazione e Figli: Quali Conseguenze nelle Diverse Età

Molti genitori che stanno vivendo una separazione si accorgono il manifestarsi di alcuni malesseri o disagi nei loro figli. Questo cambiamento repentino di atteggiamento del bambino nei confronti dei genitori crea una sorta di inquietudine che li spinge a cercare aiuto da uno specialista dell’età evolutiva. Il bambino viene perciò portato come sintomo primario di una situazione che, man mano, si scopre sempre più conflittuale ed in fase di rottura. Sto parlando di quei momenti di crisi che un nucleo familiare attraversa durante la separazione tra coniugi, che mette in discussione non solo l’equilibrio della coppia ma anche l’esistenza.

La coppia non esisterà più ma rimarrà una coppia di genitori di figli nati da quel legame. La quotidianità verrà sconvolta nei suoi ritmi, nei suoi spazi, nei suoi rituali: i coniugi dovranno riorganizzare la propria vita, la casa, le relazioni familiari ed extrafamiliari, ecc. Quello che si portano addosso saranno ricordi, dolori, lutti elaborati e non, della propria storia familiare; speranze deluse, sogni e progetti di vita che devono essere accantonati.

Ma in mezzo a tutto questo ci sono i figli, i bambini che, in queste situazioni, sono i più toccati e coinvolti perché comunque fanno parte della storia della ex-coppia, sono generati dalla ex-coppia e continuano ad essere, nel bene e nel male, il loro testimone ed il collante nel tempo. I bambini vengono sempre messi in gioco, anche se non manifestano particolari reazioni o addirittura mostrano sollievo ed indifferenza per una separazione preceduta da litigi e tensioni continue. Soprattutto nel caso di “cattive” separazioni la conflittualità può diventare traumatica e pericolosa per una sana evoluzione dei figli, nelle varie età.

Ecco, schematicamente, le difficoltà dovute a “cattive” separazioni durante i vari stadi di sviluppo evolutivo:

– gravidanza, primi mesi di vita: il bimbo può risentire degli stati emotivi della mamma e quindi il suo sviluppo cognitivo ed emotivo dipenderà dal benessere della mamma.

– primi tre anni di vita: il bambino riesce a cogliere intorno a sé un ambiente affettivo fratturato, distruttivo, senza riuscire ad esprimerlo in parole e pensieri: il bambino esprimerà il suo disagio attraverso sintomi somatici, di malessere o di malattie vere e proprie. Inoltre ci può essere una regressione ed il bambino può diventare più timoroso, comportarsi come un bimbo più piccolo rispetto alla sua età effettiva, richiedere più attenzioni ed avere un sonno più disturbato. I cambiamenti (di casa, la mancanza di entrambi i genitori, una nuova baby sitter) possono portare a tipiche reazioni da stress: insonnia, nervosismo, ansia. Inoltre può accentuarsi la paura di abbandono anche da parte dell’altro genitore;

– dai 3 ai 6 anni di vita: il bambino non sa cosa sia una separazione ma si accorge che un genitore non è più in casa con lui e può pensare che se ne sia andato per colpa sua. In questa fascia di età possono diventare o molto ubbidienti (con il pensiero “se sono buono papà tornerà”) oppure diventare più aggressivi e ribelli. Alcuni possono negare agli altri la realtà e possono sentirsi responsabili dell’allontanamento del genitore da casa, specialmente se di sesso opposto. A quell’età infatti desiderano averlo tutto per sé e vivono con l’altro genitore un conflitto edipico;

– dai 6 ai 10 anni: i bambini possono provare rabbia, tristezza, nostalgia per il genitore che è andato ad abitare altrove. Se la conflittualità tra genitori è alta, alcuni bambini possono sentirsi divisi tra padre e madre. Può anche capitare che vengano trascurati e che vengano costretti ad assumere responsabilità troppo pesanti per la loro età;

– per i figli preadolescenti ed adolescenti: la separazione può causare problemi di contrasto con i valori morali che l’adolescente sta creando per sé stesso ed essere perciò in forte conflitto tra il bisogno di amare il padre e la madre e la disapprovazione del loro comportamento. Secondo studi clinici solo una minoranza dei figli di “cattive separazioni” esce fortificata dall’esperienza familiare, molti adulti invece risentono per tutta la vita della separazione dei genitori avvenuta durante la loro adolescenza.

Quando dei genitori si rivolgono allo specialista per un aiuto ai loro bambini è importante decodificare la richiesta. Ascoltare i genitori che, chiedono spesso solo di essere un BUON genitore scordandosi di essere in primis un buon adulto; aiutarli allora a rimettere in moto la parte sana genitoriale e rimettere i bambini o i ragazzi nel suo ruolo di figli, sgravandoli da disagi che non dovrebbero essere loro. Importante il “linguaggio” che si usa per comunicare che dovrebbe essere comune a genitori e figli e che passa non solo dalle parole ma anche dal cuore. Per ultimo, ma non meno importante, l’ascolto dei bambini che sanno già, dentro di sé, cosa è meglio per loro e spesso possono dare soluzioni in un contesto sereno e neutro, senza il timore di doversi schierare con l’uno o con l’altro. Il percorso terapeutico con i bambini li aiuterà a dar parola ai sentimenti, a decolpevolizzarli, ad accogliere la loro sofferenza senza giudizi o risposte.